Foto di Nashley su di una poltrona usata per lancio del singolo Amelie
Foto di Nashley usata per lancio del singolo "Amelie". Credits: IG @realnashley @dodos.photos_
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Nashley: «In “Amelie c’è tutta la potenza della fragilità»

Nashley ci ha raccontato della delicatezza con cui ha dato voce, in “Amelie”, a una storia non sua. Leggi e ascolta l’intervista!

Nashley ci ha raccontato della delicatezza con cui ha dato voce, in “Amelie”, a una storia non sua. Leggi e ascolta l’intervista!

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Nashley: «In “Amelie c’è tutta la potenza della fragilità»

Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Diego Belfiore a Nashley all’interno di Giovane Fuoriclasse: il programma serale di Radio LatteMiele in onda ogni venerdì dalle 21.00.

1_ Come definiresti questi due ultimi anni, che parole useresti?

È la domanda più brutta probabilmente dell’intervista (ride, ndr). Produttivi musicalmente, meno socialmente.

2_ Mi racconti un po’ la storia del tuo ultimo brano “Amelie”?

Questo pezzo è molto rischioso ed è l’unico che non parla di me in prima persona, in cui non mi immedesimo. Non è la mia storia.

Nasce da una lettera inviatami dalla mamma di una fan in cui mi raccontava i problemi della figlia che soffriva di depressione e non usciva di casa.

L’ho presa sul personale. Le ho subito risposto cercando, nel mio piccolo, di dare una mano. Mi è poi venuta l’idea di dar voce a questa storia, permettendole di guarire da questa malattia di cui spesso non si parla e che colpisce tante persone.

Quando l’ho pubblicata mi sono tolto un peso dallo stomaco. È un brano rischioso, una bella responsabilità. La madre l’ha ascoltata e mi ha scritto.

3_ Come hai approcciato in studio a un brano così delicato?

Ho cercato di non registralo e produrlo nella maniera più profonda perché sarebbe stato davvero difficile. Nonostante il testo, ho scelto di “prenderla alla leggera”. La produzione è di Movimento, il producer con cui collaboro ormai da anni.

Ho utilizzato la chitarra per la componente cantautorale, le batterie lente mixate con qualcosa di nuovo che desse freschezza al pezzo. Ogni volta che l’ascolto mi piace.

4_ Sei una persona che rimette mano continuamente alle canzoni o “buona la prima”?

Ci lavoro finché riesco poi le mollo lì per mesi. In macchina tornando da Milano, a volte riascolto qualche provino e completo quelli che mi convincono di più. Mi fermo quando sento di dovermi fermare e riprendo in seguito.

5_ Stai pubblicando tantissimi pezzi. È parte di una strategia che porterà a un disco?

Ogni mese e mezzo negli ultimi 4 mesi. È parte di una strategia operativa, punto. Mi sono reso conto che i singoli vengono molto più ascoltati e apprezzati dell’album intero. Ormai gli unici che posso permettersi di fare album sono quelli “grossi” che catalizzano l’attenzione del pubblico.

Mi sono detto: “Perché sprecare tanti bei pezzi in un disco che poi non vengono apprezzati come dovrebbero?”.

Abbiamo quindi optato per queste pubblicazioni serrate, così da dare importanza a ogni singolo brano. Questa strategia sembra stia pagando per il momento.

6_ Sei in un momento difficile, come stai vivendo questo calo di visibilità?

Lo vivo molto meglio adesso rispetto a come avrei fatto qualche anno fa perché ho preso consapevolezza che se un pezzo è bello e funziona prima o poi va. Prendi per esempio “Cenere”, “Giovane Triste”, “Nuovi Jeans” sono esplosi sei mesi/un anno e mezzo dopo.

Io continuo a fare il mio, a lavorare. Sono convinto dei pezzi che faccio, della mia musica, del mio cambiamento da rapper/trapper al genere pop/cantautorale con influenze urban.

Non me la sto vivendo male, non penso di essere “finito” come magari potrebbe pensare qualcuno guardando i numeri. Non mi sono posto limiti. Certo, c vorrebbe un Sanremo o qualcosa di simile per fondare il muro che ho attorno. Mattone dopo mattone, con calma.

7_ Non trovi che l’esposizione musicale di oggi sia tanto legata a TikTok e che, ora come ora, se un artista non utilizza la piattaforma è fuori dal giro? Cosa deve avere una canzone per sfondare su questo social?

Purtroppo è ciò che mi logora ogni notte. Sto cercando di capirlo, mi sembra tutto troppo casuale. Sembra che, per sfondare, basti azzeccare la frase giusta che poi riprende la Tiktoker di turno e ci fa un trend.

La ritmica e la musica possono sicuramente aiutare. Prendi per esempio Rhove che fa brani ballabili: per lui è sicuramente più facile. Se però poi pensi a “Tango” di Tananai, che non è affatto ballabile, ti chiedi perché (questione Sanremo a parte).

8_ Nella scena vicentina sono emersi tanti cantanti famosi come Madame, GianMaria… Si è creato una sorta di gruppo?

No, a nessuno frega niente dell’altro. Scherzi a parte, Vicenza è un buco: non c’è odio tra noi ma non ci frequentiamo.

Written by Francesca Licalsi

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