Leo Gassmann ci ha raccontato del nuovo singolo “Take That” e dell’importanza dell’amore per risolvere i problemi del mondo.
Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Sabrina Ganzer a Leo Gassmann all’interno di Tutti amano il weekend: il programma festivo di Radio LatteMiele in onda sabato e domenica dalle 10.00.
1_ È tutta la settimana che sei a Milano.
Stiamo promuovendo il nuovo singolo. Sono felice che sia uscito. L’avevo dentro da molto tempo.
2_ “Take That” ha una sonorità molto anni ’80.
Sono affascinato e felice di aver riportato quelle sonorità. Il brano strizza molto l’occhio all’epoca.
Non è il caso che citi di Daft Punk, il mio gruppo preferito, e i Take That, perché mi affascinava la storia del loro scioglimento dopo il tour mondiale all’apice della carriera.
Mi piaceva la metafora dello scioglimento delle band paragonato alla fine di una relazione, che si conclude a modo mio: esplodendo. Alla fine c’è il video dei Daft Punk che esplodono nel deserto: così annunciarono la loro separazione.
3_ Ti piace raccontare l’amore. È difficile farlo in questo periodo?
Penso che sia difficile, ma necessario. Viene fatto ma non applicato ed è uno dei motivi per cui succedono cose brutte nel mondo, come le guerre.
Credo che sia l’unica chiave per risolvere i problemi. Può essere amore verso il pianeta, il prossimo, le minoranze, chi abbiamo accanto o chi non c’è più ma ci ha cambiato la vita.
Essere riconoscenti verso chi ci sta accanto è importante. Nella canzone rifletto sul “per sempre” che viene usato troppo e male. È un’espressione a cui bisognerebbe dare peso, ma specialmente da giovani la si dice spesso.
Diciamo che dovrebbero tutti fare un tour mondiale (ride, ndr).
4_ Quello che indossi è un cappellino bellissimo.
È un cappello di lana caldissimo. I colori sono estivi e abbinati alla vostra radio. L’ho preso durante il videoclip e non lo tolgo più. Ci dormo anche.
5_ Hai anche dato un premio nell’ambito della Giornata Mondiale della Terra.
Penso che sia importante metterci la faccia quando sei un personaggio pubblico, magari non fai una grande differenza, ma quel poco può aiutare le persone a interessarsi e informarsi su certe tematiche.
Il pianeta è malato a causa nostra e dobbiamo farci sentire, con la speranza che chi ci governa se ne renda conto e faccia qualcosa.
6_ Com’è stato interpretare Franco Califano?
È stato ingombrante e formativo. Mi ha lasciato tanto e mi ha dato la possibilità di amarmi di più e di volermi bene quando mi guardo allo specchio e mi sveglio la mattina.
Mi hanno dato tanto anche le persone che hanno creduto in me fin dall’inizio, come i suoi migliori amici, che hanno creduto che potessi interpretare la parte.
7_ Che rapporto hai con Marco Rissa?
Ringraziamolo perché “Take That” esiste grazie a lui. Gli voglio bene, siamo uniti da una stima reciproca e dalla voglia di fare cose belle insieme. È il mio fratellone e gli voglio un bene dell’anima!