Nesli ci ha raccontato come ha vissuto il periodo di covid, tra musica, caos e cambiamenti costanti. Leggi e ascolta l’intervista!
Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Giorgio Dazzi e Simone Rossi a Nesli all’interno di Mattino con LatteMiele: il programma di Radio LatteMiele in onda dal lunedì al venerdì dalle 8:30.
1_ Bentornato Nesli.
Ho un rapporto veramente ancestrale con questa radio perché il logo LatteMiele, se non erro, lo ha disegnato un mio amico. Si chiama Matteo, lui rappava ed era di Bologna, città in cui è nata Radio LatteMiele. Essendo molto bravo a disegnare, realizzò appunto il logo che non è mai cambiato nel tempo.
4_ A LatteMiele c’è una parete che gli artisti sono soliti firmare quando passano a trovarci. C’è infatti la tua firma ed è anche bella grossa.
Sì, sono venuto quando si usava ancora il pennarello verde, oppure è scolorito?
5_ Ci sono varie ere geologiche a Radio LatteMiele che si differenziano in base al colore del pennarello utilizzato.
Non vorresti darmi del vecchio ma è così, la matematica non è un’opinione. Nel mio nuovo disco c’è una frase che dice: “A quarant’anni da vivo sei vecchio, a quarant’anni da morto sei giovane”. Quindi dico, mettetevi d’accordo.
6_ Che periodo è questo per la tua musica?
È un periodo particolare per la mia vita, molto caotico. Ho vissuto grandissimi cambiamenti e i due anni di Covid mi hanno provato parecchio. La pandemia mi ha cambiato tantissimo la vita, ha cambiato tutto.
Nesli: «La mia musica riflette la mia vita»
7_ Ti ha fatto aprire gli occhi in qualche modo?
Me li ha fatti chiudere. Non sono stati cambiamenti in meglio, la gente è impazzita.
8_ Adesso, col mondo che riparte, i nodi verranno sicuramente al pettine. Chi riesce a indicare fin da subito qual è il problema è già un passo avanti rispetto agli altri.
Ne sono certo. La musica già veniva da un “periodo di Covid”, nel senso di un periodo di cambiamenti costanti: ogni sei mesi ti devi aggiornare perché cambia la tendenza. Una volta contano le copie fisiche e altre volte no. È un lavoro molto complicato, devi costantemente aggiornarti ed essere sempre sul pezzo. A trent’anni per la musica sei già vecchi, ma è un’imposizione di questo maledetto mezzo che è l’abbonamento: che sia Spotify, Netflix, l’abbonamento, secondo me, ha tolto interesse, attenzione, tempo.
9_ Sicuramente è cambiata la fruizione della musica perché adesso si parla di secondi.
Esatto. Parliamoci chiaro, quei pochi secondi non sono un tempo giusto.
10_ Il tuo nuovo singolo “Terra di confine” feat. Rage (24 giugno 2022), anticipa il tuo nuovo disco. Come si chiamerà?
Vorrei dirvelo ma cambia titolo ogni settimana così come la scaletta. Per questo motivo voglio pubblicarlo. Poi, non sono bravo con i titoli: o me ne viene uno bello oppure niente.
11_ Con i precedenti come hai fatto?
Magari avevo intorno persone bugiarde che mi dicevano che il titolo era bello pur di non disquisire. Però, come dicevo prima, l’emotività cambia. Entro una certa età è tutto più facile: produrre idee ed emozionarsi per esse. Insomma, più passa il tempo e meno ti stupisci. Diventa la selezione della selezione.
12_ Magari, a inizio carriera c’è un po’ più di leggerezza. Quando si va avanti, si è anche più esigenti con sé stessi.
Motivo per cui le canzoni di un artista che restano sono figlie del primo periodo. Le più sincere sono quelle che avevano con background la tua vita. Il primo album racchiude sempre un’esistenza intera, poi dopo diventa mestiere.