Thomas ci racconta della sua maturazione artistica che lo ha spinto a sperimentare, rimanendo sempre coerente. Leggi e ascolta l’intervista!
No playlist selectedQui di seguito vi riportiamo l’intervista di Diego Belfiore a Thomas all’interno di Giovane Fuoriclasse: il programma serale di Radio LatteMiele in onda ogni venerdì dalle 21.00.
1_ C’è stato un periodo di pausa, direi, in cui hai lavorato. Nel frattempo è uscito “Imperfetto” nel 2020 e, dopo “806”, sei tornato con “Monroe”.
Sì, “Monroe” è il mio ultimo singolo a cui tengo molto perché segna proprio un cambiamento in quello che è stato il mio percorso di scrittura. “806”, uscito quest’estate, ha fatto da ponte tra il progetto precedente del disco “Imperfetto” e quello nuovo a cui sto lavorando, introdotto da “Monroe”.
2_ Anche se mi sembri piuttosto coerente, c’è un po’ di dance in più.
Sicuramente, diciamo che c’è una nuova consapevolezza autorale e testuale. Sono andato a giocare e osare un po’ di più su “Monroe” a livello di linguaggio. Cercavo un modo di comunicare più dritto, crudo e spensierato. Di solito, sono un po’ più patinato, cerco cose più eleganti e raffinate ma in questo caso volevo solo divertirmi.
3_ Sei a tuo agio con questa modalità più diretto?
Assolutamente sì, altrimenti non avrei fatto uscire il brano. Mi sta piacendo e la cosa bella è che sta piacendo anche al pubblico che mi segue, perciò sono molto soddisfatto.
4_ La cosa buffa nel mondo della musica è che i trapper possono dire frasi indicibili nei testi, quando invece un cantante pop inizia a essere un po’ spinto, sembra che stia dicendo chissà cosa.
Esatto, qui si parla di sentimenti e repulsioni prettamente umane che potremmo, in un certo senso, definire “pop” perché fanno parte di tutti. Si tratta solo di godersi un po’ il mood e per questo abbiamo creato una bolla sonora che trasporta in quella dimensione. Basta godersi il viaggio senza troppi preconcetti!
5_ Oggettivamente parlando la dance, ad oggi, non fa parte del panorama musicale italiano.
Diciamo che il tipo di scrittura che ha ispirato “Monroe” o, in generale, il mio progetto è principalmente contaminato da musica americana e internazionale come soul, R&B, funky. Miravo a trovare un tipo di linguaggio che suonasse bene in italiano, nonostante fosse un pezzo di matrice americana. Quando nascono le idee, nascono i fake english e poi vengono maturati insieme a professionisti e autori.
6_ Non è semplice. Ci sono un sacco di canzoni della Generazione Z, dove io ti colloco, in cui magari è facile sviare verso un prodotto che può piacere di più a quel tipo di pubblico, anche se poi il gusto è soggettivo. Tu non ti sei lasciato contaminare da ciò che va oggi.
Diciamo che, in primis, cerco una coerenza personale. Faccio musica perché ne ho una necessità personale ed espressiva: scrivo pezzi come “Monroe” perché ho voglia di ballare e divertirmi sul palco e creare un sound molto cool.
Scrivo poi altre canzoni, magari più emotive ed introspettive, dove vado a toccare altri tipi di corde perché ho voglia di raccontare emozioni diverse. Le scrivo con un linguaggio che è contaminato da ciò che ascolto, da ciò che mi piace e dal modo in cui mi piace esprimermi. Faccio la mia musica e cerco di farla al meglio. Sicuramente ascolto pop e tutti gli altri generi. Cerco di capire quello che può arrivare perché, alla fine, la musica è del pubblico. Il fatto di differenziarsi non lo vedo come un limite, bensì come una caratteristica.
7_ Com’è il post Amici? Se lo chiedono in tanti perché una persona fa il programma, esce che è una star in Italia per un tot di tempo. Tu come hai gestito emotivamente tutto ciò che è venuto dopo?
Non l’ho gestito, l’ho vissuto in maniera istintiva e pura. Ero un ragazzino di sedici anni che è stato catapultato in una realtà gigantesca e si è trovato a cantare davanti a un pubblico molto vasto. Stavo vivendo il mio sogno ed ero la persona più felice della terra, poi c’è stato un momento dove ho rallentato per esigenza.
Ho preso una pausa e ho iniziato una vera e proprio maturazione per rinnovarmi artisticamente. Dopo la frenesia tra disco e tour, serviva un momento di riflessione dove sono appunto nate nuove canzoni – come “806” e tutte quelle del nuovo disco che arriverà nel 2023 – in cui ho potuto approfondire una vera e propria maturazione autorale che prima non ho avuto il tempo di coltivare.
8_ Umanamente cosa è cambiato nel Thomas di oggi rispetto al Thomas di ieri?
Il nucleo è sempre quello, ma è cambiato il modo di pormi. Ho acquisito più sicurezza rispetto a quando ho partecipato ad Amici, in cui ero timidissimo. In realtà lo sono tutt’ora ma, tra interviste fatte e approcciandomi alla gente, sono riuscito a trovare anche una chiave più estroversa nel mio modo di pormi. Mi sono aperto un po’ di più e poi, ovviamente, è cambiata la consapevolezza in ciò che faccio, nel mio modo di fare musica. Continuo a studiare perché voglio diventare un artista sempre migliore sul palcoscenico e sto iniziando a esplorare la mia penna.
9_ Come nascono le tue canzoni?
Dipende, principalmente mi dedico in un primo momento alla parte armonica e melodica. Prendo uno strumento, ne suono gli accordi e mi creo una visione melodica generica. Poi butto giù un’idea di testo in base alle sensazioni che mi provoca la melodia, oppure, se ho già in mente qualcosa da raccontare vado diretto. Devo dire che è abbastanza imprevedibile perché, delle volte, scrivo testi di getto che vado poi a rivedere con autori professionisti. Io sono più musicale e ho, in generale, poca dimestichezza con le parole.
10_ Le persone, quando ascoltano una canzone, pensano poi a come sia stato scritto il testo. In realtà c’è un mare dietro.
Sì, anche perché scrivere un testo è un’arte a sé. Bisogna combinare sintesi, concetti e deve poi suonare bene, per lo meno nel genere che faccio io. Deve avere una finalità musicale riuscendo a far arrivare il testo. C’è un lavoro di equilibri da tenere sotto controllo perciò sono soddisfatto di come stanno uscendo le canzoni.
11_ È stato difficile trovare gente con cui lavorare?
È una questione di ricerca e di tante prove ma, col tempo, mi sono circondato sia dal lato del ballo sia dal lato della cura dei brani, oltre che da quello umano, di persone genuine con cui mi trovo veramente bene. Mi sento libero di poter creare.
12_ Che caratteristiche deve avere una persona per lavorare con te? Cosa ti colpisce?
Innanzitutto, la mia stessa visione musicale e deve apprezzare il mio mondo che, ne parlavamo anche prima, si distingue dalle classifiche pop e dalle playlist più note perché ha delle contaminazioni evidenti. In realtà, sono molto aperto in studio anche a punti di vista differenti, quindi cerco di base un confronto continuo che sia su una parola, su come fare una melodia, come chiudere una frase, se metterci un melisma o meno.
14_ C’è un disco in arrivo nel 2023, giusto?
C’è un disco in arrivo e ne sono veramente felice: sono canzoni che ho scritto in questi anni e sono nate proprio da un’esigenza di scrittura. Nel tempo si è delineata un’idea che ha definito il concept dell’album. Sono molto soddisfatto e maturato, ne parlo tanto ma alla fine è giusto lasciar parlare le canzoni. Ciò che posso dire è che non vedo l’ora di farvelo sentire!