Rancore ci ha raccontato del nuovo disco: un viaggio tra l’universo, lo Xenoverso e la realtà di confine. Leggi e ascolta l’intervista!
Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Andrea D’Agostino a Rancore all’interno di Arena Lattemiele: il programma pomeridiano di Radio LatteMiele in onda dal lunedì al venerdì dalle 16.00.
1_ Il tuo nuovo album, “Xenoverso”, è uscito ad aprile: ascoltarlo la prima volta fa un po’ strano.
Non ci capisci niente.
2_ Ti immerge letteralmente in mondi e universi paralleli, molto distanti dalla realtà che viviamo. Come è nato questo progetto e come mai ti sei appassionato a raccontare storie così tanto lontane da noi?
Sono contento che tu mi dica così perché già nell’anima del titolo del disco si sente il bisogno di raccontare universi stranieri, afferrare l’inafferrabile e spiegare l’inspiegabile. Motivo per il quale ho cercato di sperimentare e di portare il mio rap a un livello che potesse permettermi di trascinare l’ascoltatore verso altri mondi, storie, tempi, spazi. Questo è un disco che viaggia verso il nostro passato e verso il nostro futuro, in altre dimensioni, in altri luoghi. Ogni canzone è come se fosse una lettera che devo portare dall’universo allo Xenoverso e viceversa.
3_ Tu in “Xenoverso” vesti il ruolo di questo crono-surfista, ci sono anche delle parti parlate e narrate, in cui racconti dove vai e cosa fai: serve anche a contestualizzare quello che succede.
Sì, è un mondo diverso rispetto a quello che traspare dal disco, infatti io consiglio di seguire tutte le tracce che ho lasciato. Non basta solo ascoltare l’album ma aprire anche la copia fisica, perché dentro si trovano tantissimi appunti, disegni, come se fosse un vero e proprio diario di viaggio. Oltre a questo, venire ai concerti perché sul palco questa storia si definisce ulteriormente e assume un livello di complessità che, unendo tutti i puntini, costruisce l’intero immaginario.
Rancore: «Vi porto nello Xenoverso»
4_ Nella canzone “Le rime” le parole prendono vita: è qualcosa che ti è capitato e quindi hai deciso di scriverci un pezzo?
Io credo che questo capiti a tutti quelli che fanno qualcosa di creativo: avere la sensazione che la tua mano si stia muovendo da sola, come se tu alla fine fossi semplicemente un medium tra un mondo sopra e un mondo sotto.
Questa sensazione, essendo molto legato alla scrittura dei testi, alla fine ho voluto raccontarla cascando fisicamente dentro al foglio e le parole fanno una specie di gara tra di loro. Ci sono diversi tipi di rime, come le rime baciate, come se le parole si rincorressero per baciarsi ed ecco che mi ritrovo anch’io in questa corsa: ogni singola parola corrisponde a un numero preciso e ogni numero che nomino in quella canzone è il numero che corrisponde alla parola. Per esempio, se io dico 30, è la trentesima parola.
5_ Ci sono tre brani che riguardano epoche future in cui si parla di conflitti, guerra, sofferenza: ti saresti mai immaginato che ci saremmo trovati nella situazione in cui siamo adesso a livello di conflitto?
No, ma ci sono moltissime previsioni nel disco. Questa trilogia di canzoni “Lontano 2036”, “10 agosto 2024” e “Aracno 2100” è unita da un filo conduttore. Sono state scritte e tenute in un cassetto per molti anni, addirittura prima del mio ultimo disco (2018), in cui dentro già si trovano indizi di “Xenoverso”.
Sono brani scritti da talmente tanto tempo che non potevo immaginare. “Eden”, brano che ho portato a Sanremo nel 2020, parla di un mondo in cui fondamentalmente non possiamo girare, ci sono delle limitazioni, il pianeta terra è in pericolo. Fatti che nel 2021-2022 sono diventati attuali, perciò è un disco che porta veramente notizie dallo Xenoverso. Questo album mi ha portato a connettermi con qualcosa che nemmeno io so cosa sia, ma che mi ha fatto toccare prima cose che sono accadute dopo.
Rancore: «Vi porto nello Xenoverso»
6_ I tuoi live dello “Xenoverso tour” sono tantissime e partirai da Milano. Come si fa a trasformare qualcosa di così fantascientifico in una cosa fisica?
Non è stato semplice, in realtà: sono andato anche un po’ in paranoia. La responsabilità era grande. Alla fine, è uscito uno spettacolo teatrale e, attraverso questa teatralità, si può esprimere molto.La mia compagna di viaggio è la stessa che si trova nel disco, cioè “507”: la nave che io guido, con cui interagisco molto durante il concerto.
Abbiamo trovato soluzione in una cosa semplice, chiara e diretta: abbiamo diviso il palco in due, metà palco è l’universo mentre l’altra metà è lo Xenoverso. Al centro c’è la famosa realtà di confine, come se il palco fosse stato costruito in un luogo strano sulla realtà di confine, per l’appunto. Può accadere di tutto a livello narrativo, il resto è lasciato all’immaginazione.