Folcast promette di “scoprirsi” nelle nuove canzoni in uscita, mettendo a nudo anche i suoi lati più nascosti. Leggi e ascolta l’intervista!
Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Diego Belfiore a Folcast, all’interno di Giovane Fuoriclasse: il programma serale di Radio LatteMiele in onda ogni giovedì dalle 21.00.
1_ Come sta andando questo periodo post-Sanremo?
Quella settimana ero molto presente a me stesso, a differenza delle fasi precedenti in cui mi sentivo un po’ fuori dal mondo. In casa, con i ragazzi con cui stavo lavorando e che si occupavano della parte audio, video e ufficio stampa, si era creata una bella situazione.
Il rientro è stato tranquillo. Sto bene, sono contento di com’è andata e dell’esperienza fatta che per noi nuove proposte è iniziata tempo prima.
2_ Sembri una persona molto rilassata. Riesci a esserlo anche su di un palco come quello di Sanremo?
Il palco crea tantissima tensione. Anche rivedendo le esibizioni, semifinale e finale, mi sono visto abbastanza rilassato. L’ho gestita bene, forse perché non c’era il pubblico.
3_ “Cafù” è un singolo di “Quess”, il tuo primo album uscito nel 2017. Spiegaci come si pronuncia questo nome. L’hai inventato tu?
“Cafù” è uscito nel 2019, due anni dopo il disco. È un neologismo che ognuno pronuncia un po’ come gli viene. Lo ha inventato il batterista Stefano Mazzuca con cui avevo registrato il primo Ep e il primo disco. Ogni tanto se ne usciva con parole che, dette da lui, poi assumevano un significato ben preciso. Lo fa tutt’ora.
“Quess” in realtà era semplicemente il modo in cui diceva questo. Sono molto legato al suono delle parole, alla fonia. Perciò abbiamo scelto “Quess” come titolo. L’album è giocoso e percorre diversi stadi dell’animo.
4_ È un disco molto diverso da “Scopriti” che ha un sound lontano dalla tua comfort zone musicale.
Tanto è dato dalla produzione. Quando si inizia a collaborare con altro artista o direttore artistico, si esplorano dei lati più nascosti che magari non avrei mai approfondito in una situazione diversa. Grazie a Tommaso Colliva, produttore di “Scopriti” e di altre canzoni che usciranno prossimamente, sono riuscito a fare uno studio diverso su me stesso. È stato molto interessante.
In realtà, alla base della mia musica resta sempre il fatto che sono io a scrivere le mie canzoni. Sul disco e l’Ep ci sono anche brani scritti da Andrea Fusacchia e Massimo Ricciardi. Il filo conduttore c’è: io che canto e scrivo.
C’è un cambiamento in me ma nulla di drastico. Non mi sono allontanato dal mio stile. Anzi, penso che Tommaso abbia rafforzato quello che volevo comunicare sia musicalmente sia come significato.
Folcast: “Nelle prossime canzoni svelerò i miei lati più nascosti”
5_ Sei laureato in chitarra.
Mi sono laureato al conservatorio di Frosinone in chitarra elettrica pop, termine che alle volte viene visto con accezione negativa ma, racchiude al suo interno tantissimi generi. A me piace il pop di un determinato tipo, quello alla Stevie Wonder. Qualsiasi cosa può essere pop: ho una visione molto ampia della musica.
6_ Aver studiato molto ti ha aiutato in qualche maniera a salire sul palco dell’Ariston?
In termini prettamente chitarristici non tanto perché, la canzone è stata scritta al pianoforte. La chitarra c’è ma è più un colore di quella canzone, com’è anche bello che sia: non deve diventare per forza un mezzo virtuoso con cui esprimersi.
Io non sono un virtuoso della chitarra, mi piace molto, è il mio strumento. Penso di potervi fare degli assoli ma non è una cosa che mi preme. Mi interessa realizzare una canzone che sia bella a prescindere dal fatto che sia stata fatta con un determinato strumento.
7_ L’11 novembre 2021 da Milano partirà lo “Scopriti Club Tour” in giro per l’Italia che si concluderà a Roma il 27 novembre 2021. Ti stai già immaginando questi live?
C’è tanta emozione per questo ritorno alla dimensione live. Non vedo l’ora di suonare con la mia band. Mi auguro che queste siano solo alcune delle date che poi andremo ad aggiungere.
8_ Tra i ragazzi che suonano con te, c’è qualcuno che faceva parte di “Folcast” quando era ancora un gruppo musicale?
Andrea Fusacchia c’è sempre. È un carissimo amico, un fratello, prima ancora di essere un musicista con cui suono da tantissimo tempo. Io e Andrea abbiamo condiviso anche altri gruppi prima di Folcast – progetto artistico. È importante per me sotto ogni aspetto, personale e musicale. Condividiamo la stessa visione della musica.
Biografia: Folcast
Folcast (nome d’arte di Daniele Folcarelli) è un cantautore romano classe ’92. Studia chitarra sin da piccolo, fino ad ottenere la laurea in chitarra pop al conservatorio Licinio Refice. Fonda il suo progetto artistico sulle basi dell’energia e del groove, creando una miscela tra vari generi: funk, R&B, soul, blues, pop e rock, con dei lievi accenni al rap. Pubblica nel 2015 l’EP d’esordio omonimo, seguito nel 2017 dal primo album “Quess”. “Scopriti” è il brano che Folcast ha portato sul palco dell’Ariston, scritto e composto da lui stesso, classificandosi al terzo posto.