Gio Evan sottolinea quanto ci sia bisogna mettere una toppa sui jeans vitali che la pandemia ci ha strappato. Leggi e ascolta l’intervista!
Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Anna Patti a Gio Evan in onda dal lunedì al venerdì dalle ore 11.00 (21 luglio 2021 – 9 luglio 2021).
1_ Il tuo nuovo singolo Metà Mondo ci fa venire voglia di viaggiare, recuperare il rapporto con le città, la natura, il mondo.
Voleva essere un omaggio al viaggio reale. Ho sempre parlato di viaggi metafisici, sentimentali, umoristici. Ora invece sembra ci sia l’allarme fisico, la voglia di ripartire e tornare nei posti dove ci eravamo lasciati. Oppure, semplicemente, al venirsi incontro come canto in questa canzone che è un inno al venirsi incontro viaggiando.
2_ “Incontriamoci a metà mondo” dici a un certo punto nel testo. É un brano allegro, gioioso: c’è l’ha voglia di ripartenza ma con uno spirito diverso.
Uno spirito di condivisione. É un po’ una cartolina della terra vista dall’alto. Nelle strofe sono in Africa poi Buenos Aires, torno in Italia e vado in Francia. Sembro una palla matta che non ha confini, nazioni. Un mischione.
3_ Cosa ti ha ispirato?
Lo stare troppo in casa, non sono abituato. Ho dovuto lasciare la mia abitazione nel bosco per motivi di lavoro e sono finito in un’altra che non ha verde: non riesco davvero a vivere in città, ad affacciarmi e vedere il cemento. Ho creato lì il mio studio. Grazie al cielo la casa nel bosco è pronta e posso tornarci!
Ho riversato nel testo tutta la mancanza del pianeta terra, la nostalgia che avevo. L’ho ricostruita all’interno del brano. Mi hanno ispirato i muri troppo bianchi di una casa che non potevo sporcare perché non era mia.
4_ Tu vivi in un bosco, raccontaci di più.
Vivo in un boschetto con i miei animali su di una collina vista mare. Per lavoro spesso si tende a vivere nelle grandi città per coltivare al meglio amicizie e collaborazioni. In questo modo si fanno i featuring: io non ne ho perché nessuno mi viene a trovare (ride, ndr).
Gio Evan: “Bisogna mettere una toppa sui jeans vitali che la pandemia ci ha strappato”
5_ Riascoltando il brano che hai portato al Festival di Sanremo 2020, Arnica, si percepisce proprio che nella tua musica tutto è in equilibrio: corpo, mente, spirito e natura. Questa canzone è un sollievo per i mali dell’anima.
Volevo creare una sorta di pomata. Quando ho vissuto 3 anni in India, ho capito l’importanza dello spirito. Lì si lavora su quest’ultimo e trascurava il corpo. Quando sono andato subito in Sud America invece, era il contrario. Nel nord del Brasile ho incontrato delle tribù sciamaniche che facevano entrambe le cose.
Anch’io trascuravo il corpo: lo danneggiavo facendo tardi e bevendo qualche bicchiere di troppo. Lì ho imparato a voler bene a entrambi: se il corpo sta bene, sta bene anche lo spirito e viceversa.
Arnica è nata così. Mi serviva una pomata che andasse a curare l’invisibile. La cosa positiva del corpo umano è che se ti fai una ferita, si vede. Se ce l’hai nello spirito, no. Come dico sempre: Arnica è la prima erboristeria astrale che ti permette di trovare una cura alle ferite dell’anima.
6_ Riparti con qualche data in estate per poi dare appuntamento in autunno.
Facciamo 2 date – due piccoli capitoli – esattamente come la prima e la seconda ondata della pandemia in versione artistica.
Bisogna riorganizzarsi, facendo le stesse cose che ha fatto la pandemia, ma attraverso l’arte: bisogna mettere una toppa sui jeans vitali che ci ha strappato questo tempo.