Holden ci ha raccontato di avere una personalità musicale ricca di sfaccettature. Leggi e ascolta l’intervista!
Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Diego Belfiore a Holden, all’interno di Giovane Fuoriclasse: il programma serale di Radio LatteMiele in onda ogni giovedì dalle 21.00.
1_ Il 26 marzo 2021 è uscito il tuo album “Prologo” con 17 brani. Sei soddisfatto di come sta andando? Non si vedeva da tanto un disco così lungo.
Sono molto molto soddisfatto, era un passo importante, un traguardo. È il mio primo album: un lavoro lungo 17 tracce. Vederlo pubblicato è molto emozionante. I feedback sono positivi.
Diciamo che è facile cadere in tentazione sul fare un primo disco corto e incisivo, soprattutto perché funge da biglietto da visita. Per me era importante far vedere tutte le sfumature della mia musica, mostrarmi per quello che sono e quello che voglio condividere.
2_ Holden. Il tuo nome in ambito musicale è un po’ particolare: è una citazione dell’opera di Salinger ma è anche il libro che aveva in mano Mark Chapman quando assassinò John Lennon.
È considerato il romanzo maledetto perché è stato trovato in mano a personaggi particolari. La cosa è abbastanza preoccupante ma me la sono fatta andare bene. Ho letto il libro e mi ci sono ritrovato in tutte le sue caratteristiche. Holden è un nome che ho sentito mio e me ne sono appropriato, a prescindere dalle leggende metropolitane.
3_ Il personaggio di Holden salvava i ragazzi dai momenti tristi che si attraversano durante l’adolescenza. Questo ti ha portato a essere “lui”?
Questa come tante altre caratteristiche di Holden, così come il suo modo di approcciarsi a problemi, problematiche e responsabilità, mi ha fatto rivedere in lui. Ho anch’io un modo infantile di gestirle. Difficilmente faccio la cosa giusta ma ci sto lavorando: sto passando dalla fase adolescenziale a quella più matura.
4_ Sembri una persona molto riflessiva. Hai avuto un percorso variegato.: sei passato dall’essere un dj al mondo del cantautorato moderno.
Ho iniziato producendo edm (musica elettronica) nelle discoteche romane. Poi il mio percorso ha cambiato direzione. Quel genere di musica non fittava perfettamente con ciò che avevo da dire. Nel tempo ho iniziato a scrivere provini in italiano: era il modo migliore per comunicare ciò che per me era importante condividere. Il cambiamento è stato molto naturale. Mi sono messo in gioco, sono molto ambizioso e geloso della mia musica.
5_ Ci sono alcune collaborazioni interessanti nel tuo disco come Gemello (Flute), Coez e Quentin Quaranta (Cliché). Come sono nati?
Il primo artista che ho sentito è stato Gemello per Flute. Era molto difficile entrare nel pezzo. Credo l’abbia fatto molto bene: pochi altri sarebbero riusciti in quello stesso modo. Ci siamo sentiti privatamente e incontrati. Ha condiviso con me quelle che erano le sue vibes sul pezzo.
Coez è venuto in studio. Gli ho fatto sentire il brano, gli è piaciuto. È stato molto veloce nello scrivere e registrare la sua parte. Sono onorato, nel mio primo album, ad avere artisti di quel calibro.
6_ Come sei nella scrittura: istintivo o ragioni molto?
Dipende anche dal tipo di pezzo. Ovviamente, molto spesso è una scarica di emozioni che ti porta a scrivere e quindi lo fai velocemente. Ci sono brani più introspettivi in cui ci metto più tempo. Generalmente sono una persona che butta giù il testo di getto. Difficilmente cambio ciò che scrivo all’inizio, anche perché lo faccio quando sono molto ispirato. Sono più giusti i concetti iniziali.
7_ Il fatto di avere tante idee e influenze, oltre che essere il produttore di te stesso, ti aiuta o a volte è anche un paletto nella ricerca di un’identità?
Credo che la mia identità stia proprio in queste sfaccettature e nel fatto che non c’è un vero e proprio genere musicale principale. Proprio perché sono un grande ascoltatore di musica – specie di produzioni estere – mi piace viverla e interpretarla. È un paletto solo nel momento in cui non riesci a metterci del tuo. È ovvio che può sembrare un marchio di fabbrica. Devo dire che su questo non ho mai riscontrato problemi: mi piace sentire, prendere spunto, rendere mia una produzione.
8_ Hai già dei progetti per il futuro o ti stai godendo il momento?
Sto scrivendo altra musica. Per me è un piacere andare in studio e mettere giù nuove idee. Sto scrivendo senza sosta ma mi sto anche godendo un attimo il momento. Mi prenderò sicuramente del tempo per assaporare l’uscita dell’album.
9_ Quando scrivi qualcosa, c’è qualcuno a cui fai ascoltare i demo o sei un tipo solitario?
Mi fa piacere sapere cosa pensano le persone, avere altri punti di vista. Mando i provini ai miei amici e alle persone con cui lavoro.
10_ La tua famiglia ha avuto qualche ruolo nella tua creatività/lo ha tutt’ora? Ti hanno lasciato libero nelle tue scelte artistiche?
La mia fortuna è quella di essere cresciuto con un pianoforte in casa. È questo che mi ha avvicinato alla musica fin da bambino. Inizialmente era solo un gioco ma poi mi ha aiutato ad avvicinarmi al mondo della produzione. Se non lo avessi avuto, magari mi sarei approcciato più tardi alla musica. Su questo, la mia famiglia è stata molto d’aiuto. Sono sempre stato libero.
Biografia: Holden
All’anagrafe Joseph Carta, è un cantautore della nuova scena musicale della generazione Z italiana, che sta muovendo i primi passi sulle proprie note, lontano sempre di più dagli stereotipi di genere e vicino a un proprio linguaggio spontaneo, immediato, pulito. Joseph ha scelto un nome d’arte ispirato dal romanzo cult “Il giovane Holden”, di J.D. Salinger. Considerato tra i più importanti romanzi di formazione che hanno influenzato la letteratura moderna, è il racconto del difficile passaggio a un’età adulta. Cantautore e produttore in toto del proprio lavoro discografico, Holden si presenta come portavoce di un genere ibrido che si rifà ai sound pop più internazionali. Il suo mondo musicale è infatti ispirato dai riferimenti di Ed Sheeran, Justin Bieber e Post Malone, oltre che dai principali esponenti della scena attuale italiana come Salmo, Coez e Gemello, solo per citarne alcuni.