Malika Ayane ci ha raccontato del nuovo singolo “Sottosopra” e dei live nei teatri in programma in Italia. Leggi e ascolta l’intervista!
Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Andrea D’Agostino e Anna Patti a Malika Ayane all’interno di Arena Lattemiele: il programma pomeridiano di Radio LatteMiele in onda dal lunedì al venerdì dalle 14.00.
1_ “Sottosopra” rappresenta un nuovo inizio.
Sì, ultimamente ho adottato la filosofia del cerchio.
Non esiste un inizio e una fine ma una continua marcia per ritrovarsi sempre allo stesso punto. Il brano è stato scritto con Pacifico e Andrea Bonomo un mese prima di pubblicare “Una ragazza” (due anni fa).
È come se fosse già iniziato allora quello che sta accadendo adesso. Non vedo l’ora di farvi sentire, probabilmente all’inizio del 2025, tutto quello che ho raccolto in un lavoro inedito.
2_ È stata una canzone in stand by, spesso accade.
Ho continuato a scrivere. Mi piace la squadra, mi trovo bene e si evolve con me.
Abbiamo messo insieme delle cose senza una scadenza precisa e si è creato un cumulo di brani tra cui scegliere quando Must e Woodworm, il management, mi hanno detto che dopo il teatro dovevo ricominciare a pubblicare.
È stato bello avere tante canzoni tra cui scegliere per questo ritorno.
3_ Must è un’etichetta indipendente. Ti mancava la libertà?
Anche Sugar lo era, ma erano talmente tanti anni che ero lì che tutto quello che ho fatto l’ho fatto con loro. Sono cresciuta lì e ho visto i vari cambiamenti, rimango ancora un’artista da fisico. Caterina Caselli mi ha insegnato tutto, se sono qui è grazie lei.
Più della libertà era l’idea di vedere com’è fatto il mondo a quarant’anni, dopo venti di pubblicazione.
La libertà ha assunto una nuova forma. È una serena non aspettativa verso tutto quello che succederà. Con meno ansia da primo posto, grossi numeri. È il vero piacere di fare le cose e auguro a tutti di trovarlo nel proprio ambito.
4_ Come si riflette quello che hai fatto nella musica di adesso?
C’è un senso del non sentire la responsabilità di un ruolo nel mondo. Non c’è nulla di più bello di accorgersi di essere dei puntini e che si deve fare del proprio meglio per permettere a chi ci sta accanto di prendere le cose migliori. È un ennesimo grande cerchio.
Poi non vedo l’ora di tornare a fare il lavoro più bello del mondo. Sono passati 15 anni da “Come foglie” e sono ancora qui. Mi fa venire la brama di tornare live.
Per questo abbiamo deciso di non fare un album subito. In questi anni c’è chi ha fatto figli ascoltando quella canzone, chi si è lasciato e chi deve rivedere il proprio rapporto con alcuni dei miei brani. Insomma, sono anni di canzoni, emozioni e momenti della vita che voglio nuovamente raccontare per capire che strada prenderà l’album. Però prima voglio assaporare dal vivo con le persone.
5_ Cambia il pubblico dal teatro alle piazze?
Post-Covid ho accettato qualunque ingaggio perché avevo tanta voglia di stare sul palco. Spesso si sottovaluta il pubblico, perché mi è capitato di vedere fiumane di persone sul lungomare durante notti bianche, tutti in silenzio a sentire brani che non conoscono, solo perché abbiamo suonato con la stessa passione che metteremmo se fossimo agli Arcimboldi.
Questa cosa, per me, sta facendo andare bene le prevendite. Ci si deve comportare sempre con rispetto verso il pubblico e amore per la musica.
È la lezione più bella da imparare. Devi tenere alta l’attenzione come se fossi in una storia d’amore o dovessi fare la maionese senza far impazzire le uova (ride, ndr).
6_ Sai già come sarà il tour?
Ho un piano, so che lo realizzerò, ma devo vedere come sarà la fase di mezzo. Sono tra i pochi in Italia a non usare le sequenze, ovvero pezzi di musica pre-registrata che obbliga a avere uno schema preciso.
Ho ampliato la formazione per non avere supporto elettronico artificiale. Avrò doppio pianista, uno classico e uno per gli effetti, e doppia chitarra per lo stesso motivo. Farò anche cantare i musici.
Tutto sarà centrato sulla parte musicale. Niente effetti speciali. Se potessi porterei un elefante, ma ci dobbiamo attrezzare con quello che abbiamo (ride, ndr).
Non sarà lungo, altrimenti le persone si sentono sequestrate e ti odiano. Chiedo aiuto per la scaletta: voglio evitare la carrellata dei singoli. Vorrei cantare anche quelle che conoscono in pochi.
Ridiamo sempre con i miei amici e mia figlia quando andiamo ai concerti e non fanno quella canzone. È come se non cantassi “Come foglie”. Una volta l’ho fatto, poi l’ho sempre messa.
È giusto così. Quando vado ho bisogno di piangere sulla “mia canzone”. È difficile però fare una selezione col passare degli anni. Bruce Springsteen fa concerti lunghi, io non lo farò.
A Bologna mi chiesero una canzone rarissima, ma non la feci. Mi rimproverarono perché non l’avevo fatta nemmeno la volta precedente. Carlo Gaudiello, il mio pianista, ha dovuto improvvisare il pezzo, che era molto complicato. È anche divertente, perché magari nemmeno io ricordo le parole.