Mario Lavezzi ha ripercorso insieme a noi la sua carriera artistica e ci ha parlato dei suoi prossimi progetti. Leggi e ascolta l’intervista!
Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Francesco Bianco a Mario Lavezzi all’interno di Wake Up: il programma di Radio LatteMiele in onda dal lunedì al venerdì dalle 08.30.
1_Torna una nuova edizione di Campusband che ha l’obiettivo di trovare nuovi voci giovanili.
È un concorso che si rivolge a tutti gli studenti appassionati di musica. Ci sono 3 categorie: cantautori, interpreti e gruppi. Ci sarà una giuria di esperti che deciderà i finalisti e una giuria popolare(11 persone appartenenti al pubblico presente) che voterà. Quest’ultima, nelle edizioni passate, ha dimostrato che effettivamente l’ultima parola. In ogni caso però, hanno sempre vinto degli ottimi talenti.
2_Chi vince otterrà la pubblicazione dell’inedito e la possibilità di girare il videoclip.
Il premio che riceverà il vincitore assoluto della finale consiste nella realizzazione e pubblicazione dell’inedito presentato, video compreso. Ciò consente di partecipare anche alle selezioni di “Sanremo Giovani”, avendolo un singolo già pubblicato.
3_C’è qualcuno dei “nuovi” artisti che ti piace particolarmente?
Marco Scippolo. L’anno in cui ha partecipato al concorso ha vinto una band, ma è comunque riuscito a guadagnarsi una borsa di studio. Ha partecipato ai corsi di Mogol e ha scritto una canzone con lui che è stata presentata anche di fronte al Papa.
4_Ti ha incuriosito qualcuno dei cantanti che hanno partecipato all’ultima edizione di Sanremo?
Quando ho ascoltato la canzone di Mahmood e Blanco, “Brividi”, ho subito pensato che potesse quella vincente. La stessa cosa mi era capitata con “L’essenziale” di Mengoni. Anche la canzone di Irama di quest’anno mi è piaciuta molto.
Mario Lavezzi: «Ho sempre cercato di fare la differenza»
5_È vero che per scrivere canzoni d’amore devi essere un po’ triste?
L’esempio perfetto è la canzone di Irama: “Ovunque sarai”. Si sente che l’ha scritta perché è tormentato da qualcosa: è il momento perfetto per realizzare i brani migliori. Devi avere qualcosa dentro di te.
6_Tra le tante collaborazioni che hai fatto, forse la più impegnativa è stata quella con Loredana Bertè.
È quella che mi ha dato la capacità di intuire l’emisfero femminile. Subito dopo la collaborazione con lei, la Sony mi ha chiesto di occuparmi di Anna Oxa e l’ho fatto molto volentieri. È un’artista che predilige la vocalità. Ho lavorato con tante interpreti italiane, ma non sempre consegnavo le canzoni che scrivevo. Quando diventi produttore cambia tutto: quando producevo per me stesso mi divertivo, quando invece producevo per l’artista cercavo la canzone migliore che potesse fare la differenza.
7_Se ripensi al “te” ragazzo cosa gli diresti?
Nel 1973 avevo un gruppo di studenti che si chiamava “I Trappers”. Eravamo già avanti (ride, ndr). Andavamo in oratorio a provare e poi suonavamo nei locali a Milano. Ci hanno notato e da lì è nato tutto. Quando sei ragazzo sei più genuino e commetti alcuni errori. La cosa importante, però, è non vedere quegli sbagli come un fallimento, ma contestualizzarli.
8_C’è qualcosa che non hai ancora realizzato dal punto di vista professionale?
Io continuo a scrivere canzoni. Insieme a Mogol ho scritto una decina di canzoni durante il primo lockdown e altrettante con Lorenzo Vizzini, un giovane autore molto bravo. Ho scritto una canzone che si chiama “Terra” e parla della difesa dell’ambiente. Noi possiamo scomparire come specie ma la Terra continuerà ad andare avanti e a produrre natura.