Mobrici ha raccontato il significato di alcune canzoni dell’album “Anche le scimmie cadono dagli alberi”. Leggi e ascolta l’intervista!
Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Giorgio Dazzi a Mobrici all’interno di Alla buon’ora: il programma serale di Radio LatteMiele in onda ogni giovedì dalle 21.00.
1_Il 19 dicembre è uscito il tuo nuovo disco “Anche le scimmie cadono dagli alberi”.
Ho iniziato a scrivere quando avevo 15 anni. Lo facevo in maniera molto spontanea, magari dedicando qualche canzone alle ragazze della scuola. Da membro di un gruppo, i Canova, sono diventato un solista, ma il mio approccio alle canzoni è rimasto sempre lo stesso.
2_Ultimamente sembra che per fare musica si debba per forza fare una collaborazione. Nel nuovo disco sei andato contro tendenza e ne hai fatte poche. Come mai?
Non amo particolarmente le collaborazioni perché purtroppo, sono dettate da scelte discografiche e commerciali. Sembrano le scommesse dei cavalli e per questo non mi piacciono. Nel mio caso invece, sono nate in modo casuale. Ad esempio “Scende“, la canzone con Gazzelle, è nata in un momento in cui eravamo annoiati su un divano. Con Brunori invece, è successo tutto in maniera diversa. Ho scritto la canzone dopo Capodanno. Sentivo che c’era bisogno di un punto di vista esterno per riuscire a dargli tridimensionalità e quindi ho deciso di scrivergli.
3_C’è imbarazzo in questi casi?
In un mondo di collaborazioni, se ti scrive un altro cantante tutti hanno paura che si tratti di un featuring. A me invece, interessa davvero sapere come sta l’altra persona e con Dario è andata così: gli ho mandato la canzone e la settimana dopo mi ha risposto con il mio provino e la sua parte cantata che poi abbiamo ottimizzato per la registrazione.
3_Che effetto fa sentire cantare da un altro cantante le parole scritte da te?
Fa strano perché vado ai suoi concerti da quando ero piccolo. Non bisogna abituarsi a questo tipo di “stranezze” in campo musicale perché secondo me, è la chiave per vivere questo lavoro sempre con emozione.
Mobrici: “Le canzoni sono il mio diario personale”
4_Un’altra canzone che fa parte del disco è “Tassisti della notte”. Prendi tanti taxi?
Soprattutto di notte. Mi capita di tornare a casa in notti malinconiche, come quella in cui ho scritto questa canzone, dove la prima cosa che faccio arrivato a destinazione non è dormire ma completare il testo del brano che ho iniziato a scrivere nel taxi.
Le canzoni sono un po’ il mio diario personale: puoi riassumerci la vita ma anche i sentimenti e le emozioni, scoprendo di essere cambiato. È questo il bello. Se non scrivi nulla, guardi solo fotografie e ti basi su dei finti ricordi.
5_Come mai hai chiamato un tuo singolo “Canale 5”?
È un brano molto leggero. Tengo molto ai momenti di leggerezza perché senza quelli tutto diventa troppo pesante. Le canzoni sono figlie del mio carattere quindi è giusto che ci siano momenti più spensierati. “Canale 5” e “Tvb” ne sono un esempio. In “Canale 5” analizzo il fatto che di non voler più ritornare con una ragazza che mi faceva guardare certi programmi. Non voglio un falò di confronto, ecco (ride, ndr).
6_Quando ti accorgi che una canzone è pronta?
Quando ha comunicato al 100% le proprie intenzioni sia dal punto di vista testuale sia musicale e melodico. In questo disco, ad esempio, c’è una canzone che si chiama “Un bacio“. L’ho scritta a chitarra e voce e l’ho registrata esattamente così anche nell’album. Questo per dire che ci sono anche canzoni che hanno bisogno di poco.
7_Ti capita spesso di riascoltare i tuoi brani e dire “manca qualcosa”?
Spesso, infatti non le riascolto mai proprio per non avere questo dubbio (ride, ndr).
8_ Te lo chiedo per primo, visto il periodo: cosa fai a Capodanno?
Di solito mi organizzo il pomeriggio del 31 dicembre, tranne quando decido di fare un viaggio. In questo periodo però, è difficile che si possa fare.
9_Il tuo tour inizierà l’11 marzo a Torino e si concluderà il 22 aprile a Roma.
Esatto, ci vediamo in tour!