Naska ci ha raccontato del suo nuovo progetto musicale e dei lavori svolti prima di diventare un cantante. Leggi e ascolta l’intervista!
No playlist selectedQui di seguito vi riportiamo l’intervista di Diego Belfiore a Naska all’interno di Giovane Fuoriclasse: il programma serale di Radio LatteMiele in onda ogni venerdì dalle 21.00.
1_ Il 23 settembre 2022 è uscito il tuo nuovo disco, “Rebel Deluxe”, che ripropone “Rebel” con quattro tracce in più e due brani inediti.
Esatto, “O mi uccidi” e “Schiena dritta”.
2_ Ogni tua canzone racconta una storia.Anche in “O mi uccidi”? Su Twitch le hai raccontate tutte tranne questa.
Sì, questo perché cerco sempre di tenere nascoste le storie con le ragazze. Le ho raccontate tutte e dieci su Twitch perché sono storie passate che magari già si conoscevano. Quella di “O mi uccidi” invece, non la conosce nessuno e non si sa l’identità della ragazza.
3_ Potrebbe anche essere un insieme di diverse storie del passato che si uniscono in una unica?
Sì, è una storia un po’ per tutti quelli che sono stati, sono e saranno nella stessa situazione di “o mi ami o mi uccidi”.
4_ Nel brano “Schiena dritta” dici: “Quando mi guardi mi sai sentire un verme ma questo verme ti serve per sentirti migliore”.
In molte relazioni che ho avuto ero sempre un po’ il Tommy Lee della situazione e loro le Pamela Anderson.
5_ Questa è una tematica ricorrente nella tua scrittura, c’è anche però una critica sociale. In alcune cose che, “Schiena dritta” e “Fare schifo” si somigliano.
Un pochino sì, soprattutto nella “parte del verme”.
6_ Chi compone la società che critichi quando dici “io non credo ai grandi”?
I perbenisti e i buonisti che si vedono in giro adesso e che commentano sotto i post. Critico i grandi che con l’età fanno i perbenisti, dicendo che da giovani non hanno fatto sciocchezze e non vogliono che tu faccia. In realtà le hanno fatte e stanno mentendo.
7_ I tuoi giovani, invece, come saranno da grandi?
Sicuramente non dirò ai miei figli che non ho mai fatto ciò che ho detto di aver fatto. Gli spiegherò i pro – che sono pochi – e tutti i contro. Basta usare la testa: ci si può divertire in tanti modi e si può anche sgarrare. Se sgarri con la testa è un conto. Se sgarri senza, ti perdi.
8_ Nel brano “Horror” dici: “Chiunque la fuori è meglio di me”. Hai davvero questa percezione?
A volte mi faccio un esame di coscienza. Secondo le mie ex, quello dopo di me è sempre meglio (ride, ndr).
9_ Hai dovuto conquistare la tua libertà, anche attraverso i lavori che hai svolto prima di dedicarti full time alla musica e Twitch.
Ho fatto tanti lavori. A 16 anni facevo il pizzaiolo, poi mi sono trasferito a Milano e sono andato a lavorare in un negozio di abbigliamento. Poi ho lavorato in showroom dove dovevo avere un certo decoro. Ho poi lavorato due anni in ufficio per un brand di scarpe dove seguivo i social e facevo l’art director.
10_ Cosa ti ha lasciato fare dei “lavori normali”?
La routine: svegliarmi, lavorare, schematizzare.
11_ Ora che hai finito il tour e il disco, hai lo stesso un qualche tipo di schematizzazione.
Sto pensando già al prossimo disco. Se mi fermo sono perso!
12_ Quest’estate c’è stato il “Rebel summer tour”. Hai un aneddoto family friendly da raccontare?
Con questa clausola è già difficile (ride, ndr). La prima data del tour l’ho fatta col gesso, chiodi sulla caviglia e in carrozzina. Sono rimasto nascosto 40 minuti in una barella dietro al palco, mentre cantava Simone Panetti travestito da medico. Quando ha finito il suo set, ha preso l’elettroshock e mi ha risvegliato. Il giorno prima sono stato operato e il giorno dopo, ho suonato al MIA.MI! Mi sono anche auto-firmato le dimissioni, roba da film.
13_ Programmi futuri?
Adesso che sono un po’ più libero, sto scrivendo nuova musica e tornando un po’ su Twitch, abbandonato durante l’estate per via degli impegni. In tour, nei giorni liberi, scrivevo la Deluxe e mettevo a posto altre cose.
14_ “Rebel” è forse il tuo primo lavoro punk, prima c’erano molte influenze trap e urban. Il prossimo disco sarà sempre in stile “Rebel”?
Sì, volevo già fare stile “Rebel” anni e anni fa, ma l’etichetta con cui stavo non voleva e quindi aggiungeva elementi trap pensando che io avessi torto sul ritorno del pop/punk. E invece…!