Diamo inizio ufficialmente al countdown. Mancano solo tre giorni all’attesissimo “Vasco Live – Trento”: il concertone di Vasco Rossi, in programma venerdì 20 maggio 2022 a Località San Vincenzo, che darà il via al nuovo tour.
L’evento, anche grazie alla capacità del Komandante di riunire sottopalco generazioni diverse fra loro, si preannuncia senza precedenti: il live è sold-out con ben 113mila biglietti venduti, successo che sembra voler eguagliare il Vasco Modena Park 2017.
Sul palco del Vasco Live – Trento oltre al rocker di Zocca ci saranno musicisti emergenti e non. In apertura, dalle 17:00 alle 20:00, si esibiranno le sei band finaliste del concorso Euregio Rock Band Contest.
A proposito del concerto, lo scorso 30 aprile Vasco Rossi aveva rivelato alcuni dettagli sul palcoscenico mastodontico che stava prendendo forma tra le montagne di Località San Vincenzo: «Sua Maestà il Palco è montato. Ci sono voluti 5 giorni per montarlo e ce ne vorranno 2/3 per smontarlo. Altezza 28 metri, praticamente un palazzo di 9 piani. Larghezza di 88/90 metri e Profondità di 26 metri».
Mancano solo tre giorni al “Vasco Live – Trento”
A tre giorni al “Vasco Live – Trento”, due al soundcheck con Il Blasco Fan Club, il cantante ha condiviso un tenero aneddoto legato all’evento incombente e alla provincia che lo ospita:
«Con Trento ho un legame molto particolare. Ricordo come sono venuto qui per la prima volta. Avevo 22 anni, facevo l’università, e volevo fare un viaggio con mio padre e col suo camion per vedere com’era… La sua realtà. Ci ero salito solo quando ero molto piccolo. Così partimmo che erano circa le tre del mattino, io non ero andato a letto, a quei tempi prima delle 4 non si andava a dormire. Mi sdraiai sulla brandina che c’era dietro e mi addormentai come un sasso, non fui certo di compagnia… Quando aprii gli occhi gli chiesi dove eravamo. “Siamo a Trento”. Eravamo già sulla strada che portava alla cava di Porfido, materiale che sarebbe poi partito per New York» racconta Vasco Rossi in un post.
Il ricordo legato al papà Carlino continua così: «Al ritorno la sua andatura moderata mi faceva quasi impazzire. Gli chiedevo: “Ma perché non vai un po’ più forte?”. “Io faccio gli 80 e non mi fermo mai, quegli altri van forte, poi si fermano a bere il caffè, alla fine arrivo sempre prima io”. Bé, a farlo arrivare dopo tutti quella volta ci pensai io, lo feci fermare a tutti gli autogrill che c’erano, ogni volta con una scusa. E lui, con molta pazienza, si fermava sempre. In questi giorni a Trento mi hanno parlato di un anziano signore di queste parti che, per lavoro, conosceva mio padre e mio zio. Alla domanda “ma tuo figlio prenderà in mano il camion?”, mio padre rispose: “Ma…per adesso canta”» conclude.