Manuel Agnelli ci ha raccontato come è nata la collaborazione con Gianmaria e la loro coordinazione anche nel look. Leggi l’Intervista!
Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Matteo Osso e Benedetta Mazza a Manuel Agnelli all’interno di Ma che Festival: il programma pomeridiano di Radio LatteMiele in onda dalle 17.00 alle 20.00.
1_ Dopo aver fatto lo “zio” dei Maneskin a XFactor, sei diventato anche lo zio di Gianmaria.
Si, finché sono “zio” va bene, il problema è se divento nonno (ride, ndr). Io lo conosco da tanto perché lui era a XFactor, non nella mia squadra ma in una avversaria, ma ne parlavo sempre molto molto bene. È durante il suo percorso nel talent che ha scoperto gli Afterhours come gruppo musicale e dopo ha iniziato ad ascoltare anche materiale mio. Mi ha fatto molto piacere che abbia voluto coinvolgermi in questa cosa.
2_ Ha una scrittura molto particolare, somiglia un po’ a quella degli Afterhours?
A livello di intensità somiglia molto a quando avevo 20 anni e questo mi è piaciuto tanto. Abbiamo rifatto il pezzo della cover nella sua maniera ed è stato bello perché, di solito, le cover sono sempre uguali alle originali. Invece lui è stato molto bravo e coraggioso, ha dato nuova linfa al pezzo e per me è stato come risuonarlo da zero di nuovo.
3_ Sarebbe interessante anche pubblicarlo.
Si però spero che lui abbia altre priorità in questo momento, come per esempio il suo pezzo (ride, ndr). Nel caso poi, mi piacerebbe molto.
4_ Il vostro look sul paco dell’Ariston era molto simile nonostante qualche decennio di differenza.
… E qualche centimetro, è alto 1.94! Non l’abbiamo fatto a caso: io ero un pò il diavoletto e lui l’angioletto. Anche visivamente ci stava, quindi abbiamo un po’ caricata questa cosa.
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5_ Come nasce questa voglia di stare spesso sul palco di Sanremo ad aiutare i ragazzi giovani, gli emergenti? Anche con i Maneskin, loro erano emergenti quando li hai aiutati?
Anche lì c’era un passato, loro erano nella mia squadra di XFactor e quindi li avevo seguiti per moltissimo tempo, avevamo già collaborato in maniera approfondita e sono pazzeschi.
6_ Nonostante i tantissimi anni sul palco, il palco di Sanremo è sempre un’emozione. Chi era più emozionato, tu o Gianmaria?
Io non ero tanto emozionato perché negli ultimi anni ho imparato a godermi di più le cose che prima per l’emozione, mi perdevo. Penso che fosse un pò emozionato. Secondo me lui è bravissimo a trasformare proprio l’emozione in chimica, energia ed espressività. Diventerà ancora più bravo.
7_ Il vostro stile si evince anche dall’immagine e dall’abbigliamento, quanto tempo ci vuole a decidere un look?
Le idee su cosa vogliamo le abbiamo già. Gianmaria ha delle idee molto precise su come vuole apparire quindi è più facile così perché vai dritto al punto. Siamo andati insieme da Emporio Armani, perché avevo già un contatto con loro. Ci hanno vestiti e siamo riusciti a coordinarci molto bene.
8_ Un tempo si parlava di underground e mainstream. Come vivi questa differenza nel mondo della musica?
C’è molta confusione nel mercato e nel modo in cui viene vissuta la musica. Se usi grandi case discografiche sei comunque mainstream. La confusione che c’è stata nel tempo è che se fai un certo tipo di musica sei underground, se fai musica con grandi ascolto allora sei mainstream. Non è cosi, dipende dalla maniera in cui tu la veicoli. Ora come ora, tutti sono underground e tutti sono mainstream. Si sono mischiati un po’ tutti i generi e sono venute fuori cose interessanti. È il talento che determina la qualità del materiale prodotto.
9_ Ti rivedi molto in Gianmaria, le opportunità di oggi sono le stesse rispetto a quando eri più giovane?
A livello professionale meglio e peggio. Prima c’erano i locali, poi negli anni ’90 è scoppiato il boom del live ed è stato molto bello. Prima avevamo più indipendenza dai media, eravamo più liberi e avevamo veramente un pubblico enorme. Adesso con Internet, hanno molte più informazioni disponibili e non c’è un meglio o un peggio, ogni era ha i suoi pro e contro, il fatto per esempio di avere più informazioni fa essere più uguali agli originali. Oggi i ragazzi puntano ai dati, dati oggettivi e questa è una cosa molto brutta. Tutti vogliono essere famosi e alla fine questo un po’ ti fa male, conosco tanti infelici di successo.