Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Francesco Bianco a Pupo, all’interno di Wake Up: il programma mattutino di Radio LatteMiele in onda dal lunedì al venerdì dalle 09.00.
«Ho deciso di non andare in Russia per tutelare il lavoro dei miei collaboratori e la mia famiglia, non certo perché ho avuto paura delle minacce che ho subito». Inizia così Pupo a spiegare perché ha scelto di non partire più per la Russia dove avrebbe dovuto partecipare come giudice al festival Road to Yalta.
«Sono stato a questo festival diverse volte. È un evento molto importante in cui si celebra la canzone patriottica russa. Sarei andato in Russia per proporre una canzone di pace in russo, il cui titolo in italiano è “la vita è quell’attimo che si colloca tra il passato e il futuro, quell’attimo si chiama vita”.
Il tutto sarebbe stato accompagnato da un video in cui avrei fatto vedere la piazza della Libertà di Kiev e la piazza Rossa di Mosca per dire quanto io ami i due popoli, quello ucraino e quello russo, perché i due popoli sono le prime vittime di questa guerra».
Pupo sarebbe dovuto andare in Russia come giudice e superospite del festival Road To Yalta. La decisione aveva suscitato molte polemiche, tanto da far desistere il cantante che ha annullato il viaggio.
Pupo: «I popoli non sono criminali, non c’entrano con i governi»
«Il fatto di fare l’embargo alla musica, proibirmi di andare a cantare in Russia non fa altro che seminare odio tra i popoli e non sicuramente aiuta la pace. Ripeto: i popoli non c’entrano niente. Poco prima della mia partenza il Tg1 ha sparato la notizia della mia presenza a Mosca dove avrei celebrato la canzone patriottica russa, manifestazione del mio appoggio alla politica di Putin. È una falsità totale.
Mi è piovuta addosso una serie di epiteti e insulti, minacce che non mi sarei mai aspettato. Io ho le spalle molto larghe, non mi faccio influenzare da nessuno. Non sopporto l’embargo della cultura e continuerò ad andare a cantare le mie canzoni. Cinque ore prima di partire ho parlato con gli organizzatori del festival.
Ci siamo chiesti se fosse il caso che io mettessi a rischio il lavoro dei miei collaboratori che sono diverse decine. Ho subito minacce, sono stato chiamato da ambasciate. Non sono andato perché ho rispettato la volontà degli organizzatoi russi perché hanno voluto evitarmi la gogna mediatica. I popoli non sono criminali, non c’entrano con le decisioni dei governi. Ottengono di più quelli che come me vanno – tra l’altro gratis – a portare canzoni d’amore.
L’ho fatto per tutelare il mio lavoro, la mia famiglia e i miei collaboratori, ma continuerò a cantare la mia musica in tutto il mondo. Le mie canzoni sono innocue, non sono politiche sono canzoni d’amore» conclude Pupo.