Paola Zukar ci ha parlato di “Testi espliciti. Nuovi stili di censura (Vol.1)” scritto con Claudio Cabona. Leggi e ascolta l’intervista!
Qui di seguito vi riportiamo l’intervista di Francesco Bianco e Filippo Jarach a Paola Zukar all’interno de Il Filo Bianco: il programma pomeridiano di Radio LatteMiele in onda il sabato dalle 18.00.
Testi espliciti: la ricerca della verità.
1_ Il tuo nuovo libro “Testi espliciti. Nuovi stili di censura (Vol.1)” parla di censura. Quando è nato e come si può cercare la verità?
Era già nell’aria. Tieni presente che l’idea mi è venuta un anno e mezzo fa, ma è un tema che ciclicamente torna sempre.
La verità vera si trova incrociando fonti autorevoli e cercandola davvero. Per me vale sempre la pena cercare la verità vera e non fermarsi a quella soggettiva. Oggi con i social è molto facile rafforzare la propria opinione.
2_ Tu hai parlato del legame tra il rap e la realtà. Se fosse così facile, basterebbe eliminare quel genere musicale per avere un mondo migliore?
Se fosse quella la causa cancelliamo il rap e vediamo se cambia la realtà. Don Claudio Burgio è una persona illuminata che gestisce la comunità Kayros e ha dato voce a ragazzi che solitamente vengono solo puniti per quello che hanno fatto e non vengono recuperati.
Io sposo la tesi del fatto che il rapper esiste perché esiste una determinata realtà e non viceversa. Chi fa qualcosa è giusto che paghi, ma a volte si esasperano e si esaltano certe realtà.
In verità è anche un motivo per capire perché questa gente ha tutto il seguito che ha e il personaggio positivo no. Perché? Dove sono?
4_ Negli ultimi lavori i rapper stanno cambiando i loro testi. Pensi che sia una scelta di marketing o è il cambiamento della società?
Forse un mix tra le due, ma rientra nell’autocensura.
5_ Qual è la differenza con la censura?
Una volta la censura era un atto commissivo. C’era qualcuno che ti faceva capire o ti diceva che qualcosa non la potevi dire.
Ora è un atto omissivo, cioè qualcosa che tu non dici o non fai perché qualcuno ti fa capire che è meglio così. Anche sui social. Quante volte vorresti scrivere qualcosa, ma non lo fai perché qualcuno potrebbe non capirlo? Tutto si svuota di libertà di espressione e significati.
6_ Chi è stato l’intervistato che ti ha colpito di più?
Gian Gaetano Bellavia, un dottore e commercialista che appare spesso su “Report” su Rai 3.
Pensavo che, essendo i nostri due mondi ai poli opposti, non si riuscisse a trovare terreno comune, invece ci siamo piaciuti. Mi sono innamorata del suo modo di raccontare cose spinose e difficili con un linguaggio semplice.
7_ Non sarebbe meglio fregarsene delle conseguenze sui social?
Assolutamente. Tuttavia, è diventata una scelta calcistica, si difende la propria bolla a spada tratta. Non si ha più voglia di cambiare opinione, non si cercano fonti per capire chi ha ragione o meno.
8_ Il bollino “Testi espliciti” è quello che appare sui dischi, ignorando che le piattaforme non censurano nulla.
Sul fisico è un’eredità, ma non ha quasi più senso.
9_ C’è una difficoltà nel cambiare idea ora, all’epoca no. Come mai?
C’era più tempo. Tanti temi complessi necessitano tempo e voglia di approfondire, voglia di conoscere, di cambiare idea.
Con i mezzi di comunicazione, si indossa una casacca e si prende una parte. Sono temi che andrebbero approfonditi con calma e conoscenze. Non credo che tutti ne possano parlare. Tu devi lasciarmi dire quello che penso, però. L’articolo 21 della Costituzione dice proprio questo.
10_ Hai sbianchettato la Costituzione.
Stiamo mandando una copia anche a Mattarella, se riuscirà a riceverla. Ho avuto l’occasione di approfondire la Costituzione recentemente. Non credo che in Italia sia rispettata oggi.
L’averla sbianchettata è per dire quanto sia nascosta e trascurata. Credo che, se fosse rispettata per quello che dicono gli articoli, l’Italia sarebbe un paese migliore.
11_ Uscirà un secondo volume?
Facciamo il primo poi vediamo.
12_ Come hai raggiunto Emory Douglas?
Era introvabile, ma Madame mi ha suggerito di provare a chiedere a Pablo Trincia. In 24 h l’ha trovato e mi ha detto di essere interessato per l’intervista.
13_ Chi vorresti che lo leggesse e cosa vorresti che rimanesse?
Ora ci penso, una tournée nelle scuole (ride, ndr).
È scritto per i ragazzi più giovani. Tante volte questo tema e altri, a cui i giovani si approcciano attraverso il magazine, avvicinano le famiglie, ma non si riesce comunque a parlarne pienamente.
Sono temi pesanti e difficili che scorrono veloci scrollando sul telefono. Il volume mi ha dato l’occasione di fermare il tempo e discuterne.
Vorrei che rimanesse il dibattito. Il libro è nato tra di noi e io e Claudio siamo concordi, ma mi piacerebbe capire quale dibattito potrebbe uscire da questo testo. Vorrei che rimanesse l’opposto della bolla di certezze.